Siamo sui Nebrodi, territorio delle baracche, i tradizionali posti di ristoro ai bordi della strada, che costituivano e costituiscono, specialmente nei periodi invernali, importanti punti di riferimento per i viaggiatori.
La trattoria è conosciuta anche come Favoscuro, località omonima che presta il nome pure al torrente che attraversa un antico bosco di faggi (il nome del faggio nel dialetto del luogo è “favu”), talmente fitto da non far passare molta luce fra i rami degli alberi. In prossimità di quella che una volta era una scura foresta di favi, Favoscuro, appunto, nasce, nel 1947, il locale di Santo e Sarina Cusmà.
Dapprima umile e semplice stanzetta in muratura con accanto un pergolato di fresco ristoro per i viandanti, al tempo semplici carrettieri; il locale con il passare degli anni è stato adeguato ai tempi offrendo, oltre al pane di casa fatto dalla signora Sarina, una gamma via via più vasta di piatti nebroidei.
La proverbiale ospitalità dei due coniugi ha sempre caratterizzato la loro attività: Don Santo, sempre prodigo e cordiale, ha costruito Favoscuro assieme alla sua sposa, pietra su pietra, con la stessa passione e la stessa disponibilità che ancora oggi guidano i suoi figli e nipoti.
All’insegna di questa tradizione, che da decenni è l’anima dell’attività, recentemente il locale è stato ristrutturato, operando un recupero della sua veste originaria: le antiche pietre riaffiorate, testimoni dell’infaticabile lavoro di una vita, circondano i commensali che, oggi come più di cinquant’anni fa, sostano e trovano ristoro nell’antica trattoria di Don Santo. |
I fondatori: Santo e Sarina |